venerdì 25 marzo 2016

Cruijff, Julian Ross e il Milan, dagli occhi di un ragazzo a quelli di un nostalgico

Johan Cruijff, con la maglia del Milan nel 1981, Wikipedia
Non è che mi stesse così tanto simpatico, forse simpatico non lo era proprio. Ma, d'altronde, non è che un calciatore o un personaggio sportivo debba essere catalogato per forza per la sua simpatia.

Ero un ragazzino, nell'ormai lontano 1994, e la mia passione era il Milan, come lo è tutt'ora. E in quell'anno, in finale di Champions c'erano i rossoneri e il fortissimo Barcellona di Romario e Stoichkov, di Guardiola e Koeman, di Zubizarreta e soprattutto Cruijff. E proprio di te che stiamo parlando Johan. Le tue dichiarazioni prima della gara non mi piacquero affatto e il giorno dopo Massaro, Desailly e Savicevic te le hanno suonate sonoramente ed, io con uno sguardo da dodicenne, ti ho odiato e sbeffeggiato per molto tempo. Ma ti conoscevo, conoscevo la tua fama e quello che avevi fatto nella tua carriera. E il mio astio era forse anche per quello, consapevole che la tua era davvero una grande squadra. Ora te ne sei andato, colpito da un male che non risparmia nessuno, un tumore beffardo e bastardo allo stesso tempo. Questo non toglie che nella tua vita sei stato un grande, segnando un'epoca e la svolta nel mondo del calcio. Che è diventato totale come te, che in campo disegnavi linee come il più grande architetto e le disegnavi anche per i tuoi compagni.

Quel 14 lo avevo visto per la prima volta in un cartone animato giapponese (Capitan Tsubasa alias Holly e Benji), sulle spalle di un ragazzo, Julian Ross per noi italiani (Jun Misugi per i giapponesi), calciatore dalla tecnica ed un cervello immensi, ma dal fisico deficitario. Tutti dicevano che lo portava in onore di un certo Croif, Craif, Cruif, e non capivo. Internet non c'era ma c'era mio padre Luigi che di te me ne parlava sempre con ammirazione. E io gli ho creduto. Ho visto le tue partite, con un Olanda incredibile, e quando ti ho visto, in foto d'epoca, con la maglia del Milan, un brivido mi è venuto. Certo, erano altri tempi, ma il tuo calcio ha cambiato un'epoca, ispirando poi anche il grande Milan di Sacchi che mi ha fatto innamorare.

E allora, in questi giorni tristi per la tua morte, io ti voglio dire grazie. Anche se simpatico non eri, ma d'altronde tutti i grandi sono tipi un po' "particolari" e non molto easy. Grazie Johan o Hendrik Johannes, il tuo vero nome. Ora da lassù puoi insegnare calcio e fare ancora l'architetto. Perchè, sinceramente, questo ti riusciva davvero bene.

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